Patrizia Serra

Per Arte Incontro in Libreria n° 49 Ed. Bocca, Milano  2005

Pagine di meditazione

 Fogli di metallo sottile, dai bordi taglienti, nettissimi, si muovono neri sul piano verticale della parete ripiegandosi, come fossero trascinati dal loro stesso peso, e formano morbide pieghe. A volte è un angolo che inizia a pendere dolcemente, a volte un altro si piega, a volte tutta la pagina si ripiega, come su se stessa: è leggera ed abbandonata ad un tempo, netta e scivolosa. Dentro a queste pieghe si stendono rigidi ruvidi fogli paralleli, fragili e densi trattenuti appena da solide calamite, opposti per natura  ai loro danzanti involucri possono essere di diversi colori purchè questi esaltino la loro natura rugosa ed assorbente. Così Traina esplora lo spazio servendosi di un piano e dei suoi movimenti minimali, mettendo in dialettica  le differenti superfici di strutture analoghe ma non uguali. A volte le strutture in acciaio si lanciano  ed invadono lo spazio  con istallazioni tridimensionali, a volte modulano le pareti con piani paralleli, a volte un lungo nastro si ripiega in angoli, torcendosi in pieghe secche: tutto è doppio, scivoloso e ruvido, colorato e nero, elastico e rigido, resistente e fragile. Si va formando una sorta di "paesaggio altro", misto di strutture velate e di minime variabili, simile ad un deserto, più che a qualcosa di costruito, dove scorgi i secchi spigoli o i morbidi crinali che definiscono gli spazi e li identificano agglomerato per agglomerato, sequenza per sequenza, opera per opera. Ogni volta che il problema si pone, il piano ritagliato e netto è il punto di partenza: una serie di gesti ordinano la superficie considerando la possibilità non solo plastica di un moltiplicarsi  e trasmutarsi della visione, quasi che le calamite fossero le uniche garanti di ciò che vediamo, suggerendo una precarietà legata al tempo oltre che allo spazio, come se la scultura potesse scivolarci via dagli occhi disfacendosi nelle sue componenti. La tensione di ogni opera è forse legata a questa sua precarietà, ed in fondo costituisce la poesia di queste minimali sottili ingannevoli pagine di meditazione.