Alberto Rigoni

dal catalogo “Astratta 2”, Fondazione Zappettini, Chiavari (GE) 2012 (a cura di Riccardo Zelatore)

Alessandro Traina lavora per appropiarsi o riappropiarsi di uno spazio, per delimitare, allargare o rioccupare i confini fisici della sua opera.

I suoi lavori sono delimitazioni geometriche di porzioni di parete, realizzate in acciaio ricoperto di garza colorata. Ma lo spettatore si accorge di ciò dopo una lunga osservazione: allora capisce che quelle diagonali che emergono appuntite verso di lui sono uno o più lati di questi “perimetri” che, piegati in avanti come erano, puntano a ritornare alla posizione originaria, ridistesi sulla parete. La riconquista dello spazio per Traina è un ripristino di una condizione precedente, la ricomposizione formale di un equilibrio geometrico iniziale. Ma in ultima analisi, siamo sicuri che le opere si stiano aprendo, o non piuttosto chiudendo su se stesse, ritirandosi quindi dallo spazio? L’artista ci lascia in mezzo a un guado e lascia decidere allo spettatore quale sia la sponda più vicina cui approdare. Lo stesso vale per i più recenti lavori, in cui le griglie che si sovrappongono mirano a un’armonia che è sempre un passo più in là, ancora da raggiungere, o più indietro, appena abbandonata.